“Che cos’è essere svegli se non interpretare i nostri sogni, e che cos’è sognare se non interpretare la nostra veglia?”
” Perdonarsi. Parli sempre di questo ultimamente”
Penelope mi guarda scioccata, come se avessi offeso il suo the al melograno, tanto che appoggia la tazza bollente sul banco e guarda con disprezzo la mia lattina di coca cola.
Comunque è vero, dice “perdonarsi” in continuazione ultimamente.
La pronuncia decisa.
Perdonarsi: l’unica soluzione a tutto. Non la capisco.
Forse avrà un momento di crisi di coscienza,..io sinceramente non ho nulla da perdonarmi.
” A volte capita di sentirsi invincibili, pieni di buone sensazioni per il futuro, assuefatti dalla vita talmente tanto da dimenticarsi che possiamo anche sbagliare”
Dice la vecchia gatta con quella voce che usa nei grandi discorsi.
” Sbagliamo, magari poniamo rimedio, ma non ci perdoniamo. Tutto il resto prosegue, più o meno serenamente, invece dentro di noi qualcosa si blocca, rimane impigliato. Non esce e se esce lo fa con violente ondate d’infelicità. Se c’è una cosa che ho capito negli anni è che non siamo nati per passare il tempo a essere infelici. Abbiamo il dovere di scavarci nell’anima, tirare fuori vermi, topi morti, ossa, per cercare la serenità. Una volta ho accompagnato un mio amico americano in Polonia. Stava cercando notizie del padre scomparso durante la guerra. Era molto agitato, non tanto di scoprire che fosse morto, ma di trovarlo con un altra moglie e un altro figlio. Ma, il destino a volte è davvero insensibile, capito proprio così, e non solo! Il buon uomo aveva non una ma due famiglie, nessuna delle due sapeva dell’esistenza dell’altra. Il mio amico è voluto partire il giorno stesso, sul volto la delusione di una vita. Avrebbe preferito mille volte trovare la sua tomba. Quando l’anno dopo gli arrivo notizia che il padre era in fin di vita e voleva vederlo, si rifiutò di andare. In seguito si pentì molto di quella scelta. Si pentì talmente tanto da perdere il sonno. Non dormiva mai. Provò dottori, psicologi, psicanalisti, indovine. Nessuno sapeva aiutarlo. Finché un giorno al bar si confida col cameriere, raccontandogli tutta la sua storia e quello gli dice che deve fare pace col passato e perdonarsi. Da quella sera dorme come un angelo, con la pioggia e col vento.”
Detto questo si allontana velocemente.
Bella storia, ma cosa voleva dire con tutto quel discorso sul suo amico? Vorrei capire dove sono finiti tutti questi amici di cui parla sempre…
Quando mi risveglio dai miei pensieri, mi accorgo che di fronte è apparso un libro giallo. Il titolo m’incuriosisce: OGNI COSA E’ ILLUMINATA di Jonathan Safran Fo