“E tu? Cosa pensi di questo libro?”.
L’ho presa alla sprovvista. Gli occhi di Penelope mi fissano come quelli di un felino verso la sua preda. Se è un gioco di forza, stia pur sicura che non mollerò io stavolta.
Ho mosso la mia pedina, ora tocca a lei esporsi.
Così prende il libro argentato e legge:
“LA PARANZA DEI BAMBINI. Roberto Saviano”
Sorride. Appoggia il volume e prende il the:
“Quando incontri autori come questo le vie sono due: o ti lasci attraversare o smetti di leggere. In entrambi i casi la scelta dipende da te. Non potrai incolpare nessun altro che te stesso. E dico incolpare non a caso: a volte sapere, conoscere, sembra quasi una colpa. Il bambino che chiede “perché perché perché” viene azzittito dai genitori.
La curiosità mette a disagio perché necessita di risposte.
E il mondo non sempre ha il coraggio di pronunciarle.
Il silenzio come arma.
Ed è un meccanismo a catena, che conosciamo tutti.
I due guardiani che nella via affianco picchiano il venditore di rose. Tira dritto,non guardare. Il ladruncolo che scippa la signora alla fermata del bus. Ho fretta, mi dispiace. Il compagno che bulleggia un altro in spogliatoio. Meglio non immischiarsi.
La nostra cultura è pregna di questi meccanismi. Pur se non fanno parte di me, li adotto. Diventano una reazione istantanea, un istinto. Qualcosa che hai dentro. Come il dialetto.
Il dialetto non a caso è la lingua della pancia, delle emozioni, della verità. E’ onomatopeico: racconta già ciò che ci sta dietro quella parola.Infatti i personaggi di questo libro parlano in napoletano. E’ ciò che li rende credibili, concreti. Mentre leggi di questi ragazzi, con soprannomi assurdi, che compioni azioni terribili quasi ti viene il dubbio che sia tutto troppo grande per essere vero. Eppure è così.
Ma attenzione a non confondere il particolare con l’universale: stiamo parlando di Napoli ma non stiamo parlando a Napoli. Napoli è una metafora, è un modo per leggere il mondo. Roberto lo dice sempre. E a me pare così chiaro. Ma non per tutti è così. C’è chi ha bisogno di staccarsi dalle cose che lo toccano troppo.”
Pausa. Sorso di the.
Abbasso lo sguardo sulla madonna addolorata in copertina.
Penelope ha detto tutto quello che c’era da dire. Ha riordinato i pensieri che mi giravano dentro con una tale semplicità che mi ha lasciata senza parole.
Cosa serve aggiungere?
“Quindi il vero potere sta nella conoscenza?”
Le chiedo ingenua.
Lei mi fissa e la sua pupilla subito si ingrandisce. Poi sorride e aggiunge:
” Ho dei biscotti polacchi, li vuoi assaggiare? Me li ha portati ieri una mia amica…”