La prima volta che ho incontrato Penelope, credo fossimo a casa mia. Avrò avuto tre anni, o forse meno. Mi hanno raccontato, perché io non ho memoria di quel giorno, che è arrivata con un grosso pacchetto rosso.
Appena ho visto quello che c’era dentro,dicono, sono scoppiata in lacrime.
Un libro.
Io volevo un peluche. Non un libro.
Ma Penelope mi ha preso con dolcezza sulle sue ginocchia nodose. Ha aperto il libro e ha cominciato a leggere.
Il mio rapporto coi libri è sempre stato tortuoso: ci sono stati dei periodi in cui mi lasciavo completamente assorbire dalle letture, come dimenticare il fantastico Capitan Mutanda del Battello a Vapore? Oppure la collana pseudo horror dei Piccoli Brividi?
In altri momenti leggere mi sembrava una perdita di tempo. Con tutto questo sole si va al Parco!
E più passavano gli anni più mi stancavo facilmente di ogni libro.
Mi dicevo: devo studiare già tutto il giorno sui libri!
Quello è stato il periodo in cui ho perso di vista Penelope.
Ma lei non si è arresa.
Trovava le situazioni più assurde per mettermi davanti a un libro. Mi mandava citazioni, mi iscriveva a siti di lettura, mi abbonava a riviste di tutti i tipi. Una volta l’ho beccata sotto casa confabulare coi testimoni di Geova affinché mi portassero mensilmente la loro rivista. Tutto purché leggessi.
Tutta questa dedizione mi stremava e mi compiaceva.
Così un giorno, me lo ricordo come fosse ieri, le ho scritto una lettera. Una lettera breve, una riga.
Che libro mi consiglieresti?
Il giorno stesso mi è arrivata a casa la risposta.
Un libro certo, si può consigliare, ma soprattutto un libro si sceglie
Ti aspetto domani alle 9.30
Nella mia biblioteca
Penelope